Con l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, gli Stati Uniti si sono rapidamente mossi verso una ridefinizione delle proprie priorità, puntando su un’aggressiva strategia tecnologica e una netta rottura con le politiche ambientali globali. Le decisioni dei primi giorni di presidenza, tra proclami roboanti e iniziative concrete, delineano uno scenario di profonda trasformazione geopolitica, in cui intelligenza artificiale, economia e ambiente si intrecciano in un delicato equilibrio di potere.

L’IA come nuova frontiera della supremazia americana

Uno dei fronti su cui Trump ha scelto di agire con maggiore decisione è l’intelligenza artificiale (IA). Con un decreto esecutivo, ha smantellato il regolamento sull’IA ereditato dall’amministrazione Biden, giudicato inefficace e limitante, e ha annunciato un piano straordinario da 100 miliardi di dollari, con l’obiettivo di raccoglierne altri 500 da capitali pubblici e privati. Questo investimento è finalizzato a garantire la supremazia tecnologica americana, in un contesto di crescente competizione con la Cina.

La scelta di Trump non è solo tecnologica, ma anche geopolitica. Gli Stati Uniti intendono mantenere il controllo globale sui microchip, fondamentali per le architetture informatiche avanzate, limitandone l’esportazione ai soli “paesi amici”. Questa strategia riflette l’urgenza percepita dagli americani di mantenere un vantaggio competitivo sulla Cina, stimato tra i sei e i diciotto mesi. Tuttavia, questo slancio protezionista comporta rischi elevati, sia per le ripercussioni economiche globali, sia per l’esorbitante consumo energetico necessario allo sviluppo dell’IA, che potrebbe compromettere gli obiettivi internazionali di sostenibilità ambientale.

La fine del Green Deal americano

Trump non ha solo rivoluzionato il settore tecnologico, ma ha anche segnato una drastica inversione di marcia rispetto alle politiche ambientali. Durante il World Economic Forum di Davos, ha esplicitamente annunciato l’abbandono del “Green Deal”, preferendo destinare il budget federale a iniziative ritenute “più utili”. Questa decisione rappresenta un colpo fatale alla cooperazione internazionale sul cambiamento climatico, un progetto che, fino a pochi anni fa, aveva visto gli Stati Uniti tra i protagonisti.

Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Unione Europea ha invece investito ingenti risorse nella transizione verde, nonostante il costo economico e sociale di tali politiche. L’adozione di veicoli elettrici e la riqualificazione degli edifici privati hanno imposto oneri significativi a imprese e cittadini, alimentando il malcontento in alcuni settori. Tuttavia, il consenso alle istituzioni europee, pur indebolito, ha retto fino a oggi. Ma l’uscita degli Stati Uniti dal fronte climatico pone l’Europa davanti a una sfida esistenziale: senza una collaborazione globale, la transizione ecologica rischia di perdere forza e significato.

Un’Europa tra competizione e nuove alleanze

L’Europa, stretta tra la competizione economica con gli Stati Uniti e l’espansione tecnologica cinese, si trova a un bivio. Trump sta trasformando gli USA in un paradiso fiscale per le imprese, mettendo ulteriormente sotto pressione un’Unione già vincolata da rigide regole fiscali e risorse limitate. La prospettiva di diminuire le tasse alle imprese europee senza ridurre il peso fiscale sui cittadini potrebbe alimentare il consenso verso partiti sovranisti, minacciando la coesione interna.

In questo contesto, alcuni ipotizzano un rafforzamento delle relazioni con la Cina attraverso un potenziamento della “Via della Seta”, trasformandola in un asse strategico per il commercio europeo. Tuttavia, questa opzione richiede che l’Europa agisca come un soggetto unitario, superando le divisioni interne e presentandosi come un interlocutore credibile e coeso.

Il futuro di un equilibrio fragile

Le scelte di Trump stanno riscrivendo le regole del gioco globale, spingendo il mondo verso un nuovo ordine basato su protezionismo tecnologico, competizione economica e un possibile declino della cooperazione internazionale. Per l’Europa, la sfida sarà trovare il modo di bilanciare la transizione verde con la competitività economica, costruendo nuove alleanze e ridefinendo le proprie priorità.

In un momento in cui ogni minuto sembra contare, come sottolineano gli americani nella corsa all’IA, la capacità di adattarsi rapidamente sarà cruciale per evitare di restare indietro. E, come in una guida su un terreno scivoloso, a volte fare un passo indietro potrebbe essere l’unica strategia per evitare di restare impantanati.

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